DISSIPATORE DI RIFIUTI
da Focus
![](http://www.focus.it/Allegati/2013/12/funzionamento_1273697.jpg)
Con Focus in edicola
Stressati dal cassonetto? SuFocus 255 in edicola trovate un servizio su come smaltire correttamente (e nel modo più ecologico) tutti i rifiuti domestici.
Plastica, carta, vetro, indifferenziato (o residuo) e… umido: quello nel sacchetto piccolo, che puzza e che tende a rompersi perché è in carta o mater-bi. Un problema in molte cucine italiane, specie nei piccoli appartamenti di città.
La frazione umida dei rifiuti rappresenta in media nazionale circa il 25% di del totale per una famiglia. E in una città come Milano (dato Amsa 2012) si arriva al 31%. Non solo. Eliminare il rifiuto umido costa: secondo i dati ISPRA 2011, in Italia il costo medio per il trasporto di questa sezione è di circa 50,1 € per famiglia l’anno.
Ci sarebbe però una soluzione al problema. Neppure tanto nuova, visto che nata nel 1927: il tritarifiuti domestico o meglio il “dissipatore di rifiuti alimentari”, quello che si vede in moltissimi film e telefilm americani.
La frazione umida dei rifiuti rappresenta in media nazionale circa il 25% di del totale per una famiglia. E in una città come Milano (dato Amsa 2012) si arriva al 31%. Non solo. Eliminare il rifiuto umido costa: secondo i dati ISPRA 2011, in Italia il costo medio per il trasporto di questa sezione è di circa 50,1 € per famiglia l’anno.
Ci sarebbe però una soluzione al problema. Neppure tanto nuova, visto che nata nel 1927: il tritarifiuti domestico o meglio il “dissipatore di rifiuti alimentari”, quello che si vede in moltissimi film e telefilm americani.
Lo produce, in pratica, una sola azienda, monopolista “di fatto”, laInsinkerator. Che lo importa anche in Italia, dove ce l’ha una famiglia su 100. Costa dai 300 euro fino a circa 1000, a seconda del modello. E permette di gettare nel lavandino tutto quello che finirebbe nel contenitore dell’umido (verdura, avanzi di cibo, ossa, gusci d’uovo…). Si installa sotto al lavandino, si collega al normale scarico ed è grande quanto una pentola a pressione. Una soluzione valida ed efficace: che, però, stenta a diffondersi. Di solito, quando ne sentiamo parlare per la prima volta, vengono spontanee queste tre domande.
1) È pericoloso?
Ricordate la scena del film Gremlins? Uno dei mostriciattoli veniva fatto fuori proprio nel dissipatore. Ma , in pratica, è impossibile. Non ha lame come un frullatore, ma un cilindro alto 4 cm con la faccia interna “a grattugia”: sul fondo, non raggiungibile con le mani a meno di non infilarle oltre il polso, c’è un disco con due martelletti mobili. Il tutto, quando acceso, gira a 12.000 giri al minuto: i residui di cibo sono spinti contro le pareti del cilindro dai martelletti e polverizzati dalla grattugia. Quindi, per farsi male bisognerebbe: infilare la mano fino a oltre il polso, accenderlo (con l'altra mano), subire le prime martellate alla punta delle falangi e non ritrarre la mano (come verrebbe spontaneo) ma tenere giù per bene il braccio.
2) In Italia è legale installarlo?
Sì, è legale.
3) Inquina le acque?
No. A patto di dissiparvi, ovviamente, solo la frazione umida dei rifiuti. Se lo scarico va in fognatura, anzi, aiuta la “forza” di depuratori e fosse biologiche. Nessun problema anche per i tubi e condotte: il dissipato è al 90% acqua e al 10% cibo triturato. Molto più liquido di un passato di verdura.
Nell’ottobre 2013 si è tenuto a Londra un convegno internazionale sul ruolo dei dissipatori alimentari nella gestione dei rifiuti domestici. Per l’Italia ha partecipato Paolo Battistoni, docente di Chimica all’Università politecnica delle Marche, con uno studio sull’impatto dei dissipatori nella gestione delle acque reflue. L’uso dei dissipatori non ha effetti negativi sulla depurazione delle acque: «Anzi, le arricchisce di materiale organico polverizzato, ottimo per alimentare i depuratori. Il danno vero lo fanno, semmai, detersivi e prodotti chimici che finsicono negli scarichi».
Lo studio, sponsorizzato dalla Royal Society Britannica, ha presentato i dati della implementazione totale dei dissipatori in alcuni Comuni statunitensi: la riduzione sul totale dei rifiuti prodotti è stata di circa il 33%.
AURORA BOREALE VIDEO DAL FINESTRINO DI UN AEREO
![Nella foto: un'illustrazione di Walter Haskell Hinton, che ritrae una coppia preistorica con un cane. Nella foto: un'illustrazione di Walter Haskell Hinton, che ritrae una coppia preistorica con un cane.](http://www.focus.it/Allegati/2013/12/42-21549085_1273877.jpg)
Nella foto: un'illustrazione di Walter Haskell Hinton, che ritrae una coppia preistorica con un cane.
Quello che sappiamo della vita ai tempi delle caverne lo dobbiamo al lavoro certosino di archeologi e ricercatori: con i loro ritrovamenti ci permettono di saperne sempre di più sui nostri antenati preistorici. I quali, avendo vissuto prima dell'invenzione della scrittura, non ci hanno lasciato molti indizi sul loro passaggio. Ma per fortuna i ritrovamenti di alcuni oggetti allo stato attuale sono in grado di rivelarci verità sorprendenti. Proprio come noi, le donne e gli uomini delle caverne...
1. Possedevano animali domestici
Ci sono varie evidenze archeologiche che alcuni gruppi di individui vivevano assieme ad animali simili agli odierni cani. Secondo uno studio pubblicato su PLoS ONE, in Siberia orientale sono stati scoperti fossili di cani in vasi funerari appositamente realizzati per loro. In alcuni casi, i proprietari li avevano seppelliti anche con alcuni oggetti "preziosi" (ornamenti, utensili, pietre, ecc). I cani, dunque, non erano utilizzati solo per la caccia, ma erano considerati membri a tutti gli effetti del gruppo. I ricercatori asseriscono che la maggior parte delle sepolture canine in questa zona si è verificato durante il Neolitico antico, 7.000-8.000 anni fa.
2. Usavano i sex toys
Nel 2005, in una grotta in Germania è stato ritrovato un fallo composto da 14 frammenti di siltite, che può essere considerato una delle prime rappresentazioni della sessualità maschile della storia. Per i professori del dipartimento studi preistorici dell'Università di Tübingen, potrebbe essere stato usato come un aiutino sessuale dai suoi creatori nell'Era Glaciale. Il ritrovamento è avvenuto a Hohle Fels, nella valle del fiume Ach, un sito archeologico che fino ad oggi ci ha restituito migliaia di oggetti del Paleolitico Superiore.
3. Bevevano birra
Alcuni archeologi a Cipro hanno portato alla luce i resti di quella che potrebbe essere stata una fabbrica di birra di 3500 anni fa, nel sito di Kissonerga-Skalia. Ma altri loro colleghi, come Brian Hayden della Simon Fraser University in Canada, ritengono che la prima produzione di birra risalga ad almeno 11.500 anni fa, e veniva usata durante le feste. "Queste erano essenziali nelle società tradizionali per l'economia e la creazione di legami tra le persone e di reti di sostegno, tutte cose fondamentali per lo sviluppo di una società", ha spiegato Hayden. "E da che mondo è mondo, nelle feste sono tre gli ingredienti presenti quasi sempre: la carne, i cereali in forma di pane o polenta e l'alcol, usato per impressionare gli ospiti, renderli felici e... più favorevoli nei confronti padroni di casa".
4. Facevano uso di droghe
Credevate che i nostri antenati preistorici fossero esenti da tentazioni? Non è proprio così: anche loro apprezzavano le droghe ricreative. Lo ha rivelato uno scavo archeologico nell'isola caraibica di Carriacou, dove sono state scoperte ciotole in ceramica e tubi usati per inalare fumi allucinogeni e polveri. Gli archeologi Quetta Kaye (University College di Londra) e Scott Fitzpatrick (North Carolina State University) ritengono che si utilizzassero le droghe per raggiungere uno stato di trance per scopi spirituali. La sostanza in questione è il cohoba, un allucinogeno derivato da una specie di mimosa.
5. Cercavano di seguire una dieta equilibrata
Secondo l'antropologo Glynn L. Isaac che ha dedicato parte della sua vita alle ricerche sul cibo nella preistoria, anche senza consultare riviste di salute, i nostri antenati preferivano seguire una dieta equilibrata a base di carne e verdure, simile alla nostra. Isaac il suo team hanno infatti scoperto che gli uomini preistorici avevano una serie di strumenti per tagliare la carne e un altro set di utensili da taglio per la raccolta di frutta a guscio e altre piante commestibili. Sarebbe la prova che si nutrivano di entrambi.
1. Possedevano animali domestici
Ci sono varie evidenze archeologiche che alcuni gruppi di individui vivevano assieme ad animali simili agli odierni cani. Secondo uno studio pubblicato su PLoS ONE, in Siberia orientale sono stati scoperti fossili di cani in vasi funerari appositamente realizzati per loro. In alcuni casi, i proprietari li avevano seppelliti anche con alcuni oggetti "preziosi" (ornamenti, utensili, pietre, ecc). I cani, dunque, non erano utilizzati solo per la caccia, ma erano considerati membri a tutti gli effetti del gruppo. I ricercatori asseriscono che la maggior parte delle sepolture canine in questa zona si è verificato durante il Neolitico antico, 7.000-8.000 anni fa.
2. Usavano i sex toys
Nel 2005, in una grotta in Germania è stato ritrovato un fallo composto da 14 frammenti di siltite, che può essere considerato una delle prime rappresentazioni della sessualità maschile della storia. Per i professori del dipartimento studi preistorici dell'Università di Tübingen, potrebbe essere stato usato come un aiutino sessuale dai suoi creatori nell'Era Glaciale. Il ritrovamento è avvenuto a Hohle Fels, nella valle del fiume Ach, un sito archeologico che fino ad oggi ci ha restituito migliaia di oggetti del Paleolitico Superiore.
3. Bevevano birra
Alcuni archeologi a Cipro hanno portato alla luce i resti di quella che potrebbe essere stata una fabbrica di birra di 3500 anni fa, nel sito di Kissonerga-Skalia. Ma altri loro colleghi, come Brian Hayden della Simon Fraser University in Canada, ritengono che la prima produzione di birra risalga ad almeno 11.500 anni fa, e veniva usata durante le feste. "Queste erano essenziali nelle società tradizionali per l'economia e la creazione di legami tra le persone e di reti di sostegno, tutte cose fondamentali per lo sviluppo di una società", ha spiegato Hayden. "E da che mondo è mondo, nelle feste sono tre gli ingredienti presenti quasi sempre: la carne, i cereali in forma di pane o polenta e l'alcol, usato per impressionare gli ospiti, renderli felici e... più favorevoli nei confronti padroni di casa".
4. Facevano uso di droghe
Credevate che i nostri antenati preistorici fossero esenti da tentazioni? Non è proprio così: anche loro apprezzavano le droghe ricreative. Lo ha rivelato uno scavo archeologico nell'isola caraibica di Carriacou, dove sono state scoperte ciotole in ceramica e tubi usati per inalare fumi allucinogeni e polveri. Gli archeologi Quetta Kaye (University College di Londra) e Scott Fitzpatrick (North Carolina State University) ritengono che si utilizzassero le droghe per raggiungere uno stato di trance per scopi spirituali. La sostanza in questione è il cohoba, un allucinogeno derivato da una specie di mimosa.
5. Cercavano di seguire una dieta equilibrata
Secondo l'antropologo Glynn L. Isaac che ha dedicato parte della sua vita alle ricerche sul cibo nella preistoria, anche senza consultare riviste di salute, i nostri antenati preferivano seguire una dieta equilibrata a base di carne e verdure, simile alla nostra. Isaac il suo team hanno infatti scoperto che gli uomini preistorici avevano una serie di strumenti per tagliare la carne e un altro set di utensili da taglio per la raccolta di frutta a guscio e altre piante commestibili. Sarebbe la prova che si nutrivano di entrambi.
Il forno a microonde,
una vera stella della cucina
DAVIDE CASSI
CHIARA ALBICOCCO
PARMA
Nel 1945
l’ingegnerPercy Spencer,ricercatoredella RaytheonCorporation, lavorandoaccanto a un radar ad altapotenza si accorse chela barretta di cioccolato
che aveva in tasca si erasciolta. Da quel momentocominciò a studiare ilfenomeno, capì che i radarfunzionano grazie allemicroonde e che queste
ultime sono in grado diprodurre calore. Provòad esporre alcuni chicchidi mais a queste ondeelettromagnetiche e, ineffetti, scoppiettarono pop
corn per tutta la stanza.Ripeté l’esperimentocon un uovo che esploseletteralmente in manoa un collega. Spencerintuì la potenzialitàdella scoperta e inventò
il forno a microonde.Due anni dopo i primimodelli vennero messiin commercio propriodalla Raytheon.Il tipo di cottura di questoipo di forno assomiglia,
come principio, a quellaa opera della luce del ole perché le microondealtro non sono cheonde elettromagneticheinvisibili, come i raggi
infrarossi e gli UV. Comei raggi della nostra stellasono assorbiti moltissimodai corpi scuri o neri,vengono riflessi dai corpibianchi e attraversano
Montare a neve li albumi insiemell’acqua, alfruttosio e unpizzico di acidocitrico.Cuocere in forno a microondea bassa potenza, finché la meringa
non acquisisce consistenza(non si deve deformarecon una leggera pressionedel cucchiaio).
RISPETTO AGLI ALTRI TIPI DI COTTURA,
È L'UNICO AD ARRIVARE IN PROFONDITÀ
GUARDA ILVIDEO
CURARSI CON GLI ADRONI
TERAPIA ONCOLOGICA !
Da: Focus on line
1 mar 2013
Esiste un limite di sopportazione del rumore?
![Che fastidio. © Sarah Kastner/Stock4B/Corbis Che fastidio. © Sarah Kastner/Stock4B/Corbis](http://www.focus.it/Allegati/2013/2/orecchie_808648.jpg)
Che fastidio. © Sarah Kastner/Stock4B/Corbis
La soglia considerata critica per evitare danni all’udito è quella di 90 decibel, quella del dolore intorno a 120. L’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa valori medi da non superare all’esterno delle abitazioni per evitare possibili disturbi e danni alla salute (problemi del sonno e della concentrazione; insorgenza di stress, stati ansiosi e irritabilità; disturbi all’apparato cardiocircolatorio, digestivo e respiratorio): tali valori sono di 55 dBA (decibel ponderati, cioè che considerano la diversa sensibilità dell’orecchio alle diverse frequenze) nel periodo diurno (dalle 6 alle 22) e di 45 dBA in quello notturno (22-6).
Da Focus on line !
Scoperto il suono più fastidioso del mondo
![Scoperto il suono più fastidioso del mondo](http://www.focus.it/Allegati/2011/6/rr021369_616534.jpg)
Vi dà fastidio? La scienza spiega perchè...(© foto Roger Ressmeyer/CORBIS)
Il suono più fastidioso del mondo non è la voce del vostro capo che vi rimprovera e nemmeno lo stridere del gesso sulla lavagna, ma è il pianto dei bambini. Lo afferma una ricerca scientifica condotta da Rosemarie Sokol Chang, piscologa presso la State Univeristy di New York.
La Chang ha chiesto a un gruppo di volontari di risolvere dei quiz matematici prima in silenzio e poi durante l'esposizione a quattro diversi rumori: chiacchiere, bambini che parlottano, bambini che piangono e rumori meccanici. Le performance del gruppo sono crollate proprio sul pianto.
«E non importa che tu sia uomo o donna» sottolinea la ricercatrice, «tutti sono stati distratti e infastiditi allo stesso modo».
Secondo gli scienziati questo risultato potrebbe essere il frutto di una specifica evoluzione, che ha portato i cuccioli dell'uomo a modulare un suono particolarmente fastidioso per richiamare l'attenzione.
COME SI FORMA IL PETROLIO
La Chang ha chiesto a un gruppo di volontari di risolvere dei quiz matematici prima in silenzio e poi durante l'esposizione a quattro diversi rumori: chiacchiere, bambini che parlottano, bambini che piangono e rumori meccanici. Le performance del gruppo sono crollate proprio sul pianto.
«E non importa che tu sia uomo o donna» sottolinea la ricercatrice, «tutti sono stati distratti e infastiditi allo stesso modo».
Secondo gli scienziati questo risultato potrebbe essere il frutto di una specifica evoluzione, che ha portato i cuccioli dell'uomo a modulare un suono particolarmente fastidioso per richiamare l'attenzione.
COME SI FORMA IL PETROLIO
![](http://blog.focus.it/effetto-terra/files/2012/04/Apertura-petorlio1.jpg)
Petrolio è una parola magica. Fa pensare al lavoro, al trasporto, alle migliaia di oggetti che abbiamo attorno a noi. Ma quando ci fermiamo davanti ad una pompa di benzina scopriamo che il suo utilizzo ci impone seri sacrifici. Il prezzo è alto e la crescita sembra non avere fine. E allora viene spontanea una domanda: “In Italia quanto petrolio e gas abbiamo? Non potremmo sopperire alla continua crescita di richiesta di questo elemento con una maggiore produzione domestica?”
Bene, facciamoci un po’ i conti in casa nostra. Stando a più fonti i consumi di petrolio in Italia ammontano a circa 1,4 milioni di barili (un barile corrisponde a 158,98 litri).
Al giorno!
Dai nostri giacimenti ne estraiamo circa 100.000 al giorno, ciò significa che produciamo circa il 7% del nostro fabbisogno. E questo attraverso poco più di 1.000 pozzi produttivi di cui circa 600 si trovano sulla terraferma, gli altri in mare (clicca sul grafico a fianco per vedere dove si trovano).
Non è poco, ma non è nemmeno tanto. Sta di fatto che la geologica del nostro territorio ha voluto così. Ma ciò non toglie che abbiamo anche un record: in Basilicata è presente il più grande giacimento sulla terraferma dell’intera Europa. Là sotto infatti, vi sarebbero circa 1,4 miliardi di barili di petrolio, ciò significa che se utilizzassimo solo quel petrolio per la nostra sopravvivenza ne avremmo per circa 3 anni. È vero che le risorse ancora da scoprire dicono che vi sarebbe almeno un altro miliardo di barili, ma la situazione non cambia di molto.
Certo il gas e il petrolio inquinano, tutti vorremmo energia a non finire senza alterare l’ambiente, ma ad oggi degli idrocarburi non se ne può fare a meno. E dunque sarebbe stato buona cosa avere maggiori riserve di idrocarburi visto che siamo leader nelle tecnologie di perforazione. Un esempio? L’Eni ha messo a punto una tecnologia di trivellazione che oggi è tra le migliori al mondo e che viene richiesta un po’ ovunque. Si tratta della “slim production”, un sistema che permette di perforare un pozzo petrolifero fino a 7 km di profondità con un diametro estremamente limitato. Questo significa limitare enormemente la quantità di acqua da usare durante la perforazione, significa ridurre la quantità di terra estratta che poi deve essere gestita in qualche modo e significa un risparmio sulla quantità di cemento da usare per rivestire i pozzi.
Ma tutto questo deve essere fatto in casa di altri perché da noi le ridotte quantità di petrolio e le limitazioni imposte sulla ricerca e sull’estrazione degli idrocarburi non ne permettono un importante utilizzo.